Grazia Deledda - Il Fanciullo Nascosto by AN

Grazia Deledda - Il Fanciullo Nascosto by AN

autore:AN [AN]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Letteratura Italiana
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


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comanda. Di questi sette figli tre erano femmine, belle, alte, sottili, con la cintura come un anello, e andavano sempre ad occhi bassi, col corsetto allacciato e le mani sotto il grembiale, non come andate adesso voi, le ragazze d'oggi, con gli occhi che pare si mangino la gente. Mia madre domandò per me la più giovane, e fui bene accolto e a Natale dovevo farle il dono col quale, come si usa, io m'impegnavo fermamente a sposarla e lei accettandolo a sposarmi. E di nuovo pensa, pensa con mia madre, a questo dono: seduti uno di fronte all'altra davanti al focolare io e lei discutevamo sempre se doveva essere una moneta d'oro, questo dono, o un fazzoletto ricamato, o un anello. Finalmente mia madre mi disse:

- Senti, figlio, tanto i miei giorni son contati e ogni passo che faccio mi allontana dalle cose della terra: prendi la mia croce d'oro e gliela doni.

E me la diede, col rosario di madreperla al quale era attaccata: ma nel darmela gli occhi le splendevano di lagrime e la bocca s'apriva per l'ansia del mal di cuore; tanto che mi fece pena e accennai a restituirgliela, ma lei non poteva parlare e solo tese la mano per respingere la mia.

Io avvolsi il rosario e la croce in un fazzoletto e poi in un altro fazzoletto ancora, e li tenni in tasca tre giorni come una reliquia; ogni tanto li toccavo, per paura di perderli, e mi sentivo, non so perché, il cuore gonfio d'amore, ma anche di un misterioso affanno.

La sera della vigilia andai dunque dalla mia promessa sposa: c'erano anche i fidanzati delle altre due sorelle e la cucina con tanta gente sembrava ed era un luogo di festa: però tutti erano seri, perché mio suocero e mia suocera col loro aspetto sereno ma imponente destavano rispetto come i santi sull'altare, e le ragazze andavano e venivano a occhi bassi, servendo il vino e i dolci ai loro fidanzati e rispondendo piano senza sorridere ai loro complimenti.

Io non mi trovavo male, in simile posto, perché ero un ragazzo serio, un orfano abituato a considerare gravemente le cose della vita; mi bastava guardare ogni tanto la mia fidanzata e se lei, quando volgeva le spalle al padre e alla madre, sollevava rapida gli occhi per guardarmi mi pareva si aprisse il cielo, e la cucina coi suoceri, i fidanzati, le fidanzate, i fratelli che scorticavano i capretti per la cena, mi pareva la Corte Celeste con Dio, i Santi, gli Angeli.

Com'ero contento quella sera! Non sono stato mai così contento. Solo aspettavo con ansia il momento, dopo il ritorno dalla messa, di fare il dono alla mia fidanzata e legarmi così con lei.

Ed ecco qualcuno picchiò fuori al portone del cortile: uno dei fratelli andò ad aprire e tornò seguìto da un uomo alto, uno straniero con una piccola bisaccia al collo e un pungolo per bastone in mano.

Io lo guardai bene, mentre si avanzava silenzioso, calzato com'era con scarpe molli senza tacchi,



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